Wait4call

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Wait4Call è una web-app pubblicitaria che consente alle aziende Partner di effettuare campagne di marketing in un modo del tutto innovativo, grazie ad una nuova tecnologia che si avvale del tempo di attesa delle chiamate. Gli spot vengono trasmessi durante le attese di telefonata da smartphone, mentre l’utente è in attesa della risposta del suo interlocutore, si ha così la possibilità di entrare nella vita quotidiana delle persone ottimizzando uno spazio finora inutilizzato. Per ogni spot ascoltato o visto internamente all’app, l’utente viene remunerato ed accumula il proprio credito su un wallet, potendo successivamente incassare la somma raccolta al raggiungimento di una determinata soglia.

Da chi è formato il team, la vostra età?
Gian Marco Boschi, Co-Founder e CFO, 30 anni

Luca Legni, CEO, 38 anni
Collaboratori: Marzio Bruno (21), Ines di Biase (39) Daniele Galvani (43) e Lara Parini (39)

Descrivi in poche righe l’attività che svolgerete dopo aver impiantato l’impresa
Attiveremo nuovi commerciali per coprire tutto il territorio emiliano-romagnolo, faremo una app-campaign mirata ad aumentare gli utenti nel più breve tempo possibile per presentarci ai centri media, alle grandi imprese del territorio ed alle piattaforme di digital marketing, parallelamente cercheremo di crescere attraverso le piccole attività che necessitano di proximity marketing con promo geolocalizzate. Entro marzo faremo la prima campagna di equity crowfunding per ottenere i capitali necessari per coprire tutto il territorio nazionale nel più breve tempo possibile, oltre ad investire una parte di essi per migliorare l’usabilità ed aggiunger funzionalità all’applicativo.

L’idea nasce da una passione personale o dalla prevalente sensazione che possa produrre business?
Passione personale, l’idea nasce dal CEO, Luca Legni, con la volontà di ottimizzare un tempo perso e creare un nuovo canale media, mai utilizzato fino ad ora.

Chi è il tuo modello di imprenditore/imprenditrice… e perché?
Se devo essere sincero ce ne sono tanti che ammiro, però senza fare i soliti paragoni con i mostri della Silicon Valley, direi Dalmasso di Satispay (compresi gli altri 2 co-founder), perchè rivedo molto il loro percorso con il nostro, hanno risposto ad un’esigenza, sviluppando un servizio bellissimo e lo hanno fatto da Torino (non da Cupertino), ho provato anche a collaborare con loro ma causa politiche Lussemburghesi non ci sono riuscito. Inoltre adoro la loro comunicazione ed il modo con il quale diffondono il servizio e di come stanno scalando.

A tuo parere l’ostacolo più alto per una nuova impresa qual è?
Trovare i capitali e una volta sul mercato ottenere la fiducia dei possibili clienti in veste di startup, riuscire quindi ad offrire un MVP superiore a competitor enormemente più grandi e strutturati di te, allo stesso tempo sono le cose che ritengo più stimolanti per un imprenditore.

Quali benefici in particolare avete ricevuto dal percorso di formazione intrapreso insieme a Nuove Idee Nuove Imprese?
Oltre alle conoscenze fornite da personaggi di assoluto spessore e cultura (gratuitamente), la visibilità, questo concorso offre la possiblità alle piccole startup/idee di essere conosciute e di ottenere credibilità.

Se tu avessi davanti un politico col potere di legiferare, quale provvedimento gli chiederesti con attuazione immediata?
Ad essere sincero a mio parare per la situazione attuale è stato fatto tanto per le startup, o almeno lo si è cercato di fare; ad ogni modo quello che gli chiederei è la possibilità di ottenere sgravi fiscali per le imprese che dicidono di “comprare”/usufruire di servizi offerti dalle startup. Mi spiego meglio, il problema che rilevo spesso è l’idea, soprattutto quando si esce dalle metropoli, che la startup non sia vista come un potenziale fornitore ma piuttosto qualcosa di appetibile ed eventualmente da inglobare, il che non è un male, ma significa che le startup difficilmente potranno camminare da sole senza essere acquistate o partecipate da imprese più strutturate. Questo anche perchè (equity crowfunding a parte) è veramente difficile ottenere finanziamenti dagli istituti di credito e il lending (crowfunding) non viene ancora per nulla sfruttato in Italia, mentre i bandi sono molto complessi e quasi sempre vogliono vedere già un certo numero di revenues, finanziando prevalentemente startup già avviate e con una risposta positiva dal mercato.

Sei convinto che la pandemia abbia solo creato danni o credi si siano anche aperte delle nuove opportunità?
Ci sono attività che ne hanno sicuramente beneficiato ma credo soprattutto che abbiamo e stiamo imparando tanto, la vedo come un’opportunità di crescita, chi riuscirà a “sopravvivere”, ovvero a superare questa crisi ne uscirà più forte e consapevole dei propri mezzi.

La pandemia ha rimodulato la tua idea di impresa o è rimasta invariata?
Assolutamente si, personalmente mi ha legato molto di più alla mia terra, facendomi capire quanto il “sogno milanese” per una startup possa diventare effimero e di quanto invece possano essere fondamentali eco-sistemi solidi basati sulla collaborazione e sul territorio, facendomi/ci riscoprire tutte le oportunità e il potenziale che abbiamo, compresa la grande opportunità che ti state offrendo e di questo, lo dico con la massima onestà, siamo davvero felici.

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